Pane e tulipani

Pane e tulipani

Produrre pane in Italia diventa sempre più difficile. I costi aumentano, i ricavi restano sempre gli stessi. La politica dorme come da par suo. Il grido di allarme di un intero comparto che occupa, all'incirca, 200 mila unità. Grossomodo quanto gli abitanti di una città di media dimensione come Taranto

 

Dacci oggi il nostro pane quotidiano, recita una preghiera della nostra tradizione religiosa. Continuando di questo passo, però, derogare al dettato cristiano sarà una necessità più che una scelta facoltativa. Un obbligo più che un'eresia. Produrre pane, in Italia, diventa col passare dei giorni sempre più proibitivo. Ai limiti dell'impossibile. Aumentano i costi dell'energia (le bollette di luce e gas hanno avuto un'impennata del 600%) e, di pari passo, quelli relativi alle materie prime (+ 40%). Nel silenzio generale della politica e del decisore pubblico un intero comparto produttivo rischia di gettare la spugna. Di abbandonare il campo. Disperdendo dividendi economici e millenaria tradizione cultural-produttiva. Nel Belpaese ci sono all'incirca 24 mila panifici. I lavoratori impiegati ammontano a 200 mila unità, grossomodo gli stessi abitanti di una città di media dimensione come Taranto. Una fetta, insomma, tutt'altro che esigua del nostro Pil: il prodotto interno lordo che si tinge ogni anno di verde, bianco e rosso. A causa del conflitto in Ucraina - e di una scellerata politica agricola comunitaria - il prezzo del grano è passato, per quanto concerne la semola, da 0,42 centesimi ad 1 euro. Un litro di olio è arrivato a lambire il costo di 4 euro, quattro volte più che nel recente passato. Per stare in una sorta di equilibrio finanziario tra spese e ricavi, oggi, il pane andrebbe venduto ad 8 euro al chilo. Pura fantascienza. Considerata l'inflazione che morde, la contrazione complessiva dei consumi, la disoccupazione che ha ripreso a crescere e, last but no least, la deprecabile pratica dell'abusivismo. Che fare, quindi? Comprare le baguette che si producono in Romania? Restare inermi dinanzi agli aumenti dei casi di celiachia? E delle malattie che interessano il nostro apparato gastrointestinale? La politica che chiede il voto per andare a sedere nel prossimo Parlamento di questi fatti non s'interessa. E lontana dai problemi reali del Paese. Tutta questa storia mi fa tornare alla mente una frase di Gandhi: "Ci sono persone nel mondo che hanno così tanta fame, che Dio non può apparire loro se non in forma di pane". Dacci oggi il nostro pane quotidiano, per l'appunto. Tutto si tiene nei cerchi che tendono a chiudersi.